Titolo: Lie to me
Genere: serie tv, drammatica
Durata Episodio: 40′
Data messa in onda: Prima stagione dal 21 Gennaio 2008 al 13 Maggio 2009 (USA)
Ideatore: Samuel Baum
Sceneggiatura: Samuel Baum e Dustin Thomason
Cast: Tim Roth, Kelli Williams, Brendan Hines, Monica Raymund, Mekhi Phifer
Produzione: Fox Television, Samuel Baum, Brian Grazer, David Nevins
Network Americano: Fox
Tema d’apertura: Brand New Day di Ryan Star
I believe!
Salve sono il dottor Cal Lightman e non mi puoi mentire!
Eh già, perchè il personaggio interpretato da un meraviglioso Tim Roth (Funny Games, Le Iene, la leggenda del pianista sull'oceano) è a capo di un ufficio che si occupa di verificare se le persone mentono o dicono il vero. Tramite lo studio delle espressioni e dei gesti esercitati durante una discussione il nostro protagonista riesce a distinguere se una persona è bugiarda o meno. Quindi si va dai casi in cooperazione con l'FBI piuttosto che con semplici casi d'infedeltà coniugale o situazioni più improvvisate. La serie è strutturata come CSI, cioè le puntate si possono visionare anche se non si sono viste le precedenti, perchè il filo conduttore è minimo e il ruolo dei personaggi lo si può intuire anche senza una visione completa del telefilm.
Per esempio io ho iniziato a vederla dalle ultime puntate della prima serie e ora sto continuando con la seconda.
Cosa rende questa serie così meravigliosa? Di certo l'ingrediente principale è senza ombra di dubbio Tim Roth e la sua recitazione sopraffina, unita a trame molto ben studiate.
Il mio suggerimento è quello di guardare soprattutto le prime stagioni, perchè queste serie ( vedi CSI) dopo diversi anni rischiano di presentare situazioni grossolane nel tentativo di renderle innovative.
Recensione tratta dal sito webspacemelodies.it
Lie to Me è il nuovo serial drammatico che mescola i tratti del
classico thriller psicologici a quelli del classico serial polizesco.
Front-man delle vicende è il camaleontico
Tim Roth (L’incredibile Hulk, Funny Games, Le Iene) che dona tutta la sua vervè interpretativa per erigere il personaggio del
Dottor Cal Lightman.Cal è uno psicologo di rinomato successo, specializzato nel linguaggio del corpo e nelle
microespressioni del
volto, grazie ai suoi decenni di studi e viaggi per il mondo, tra le
razze più diverse, ha costruito una meravigliosa teoria sul
collegamento delle emozioni fisiche del corpo umano con le
microespressioni facciali.
Tim Roth è Cal Lightman
Di fatti Lightman teorizzò anni addietro che, tutte le persone della
terra, in corrispondenza con lo sbocciare di un forte sentimento
interno (rabbia, allegria, rancore, disprezzo: scaturita dal pensiero o
vista verso quel momento/persona), attuavano un
movimento involontario e incontrollabile del volto ricollegabile a tale emozioni.
Con questa teoria Lightman riesce a percepire tutti gli stati d’animo
delle persone, scoprendo i segreti più profondi di una persona
(aiutando con la psicologia ordinaria)quali adulterio, testimonianze
false, complicità in un avvenimento e tutto ciò per cui una persona può
essere indagata. Ovviamente, come la
mentalità americana, se non addirittura quella mondiale, ci insegna,
tutti nella faccia della terra
mentonoe di fatti il grandioso Dottore ha costruito la sua fortuna con
collaborazioni di alto livello (FBI, Governo, Amministrazione
cittadina) partecipando a interrogatori con pregiudicati, indagati o
prigionieri, atti alla scoperta della
pura verità.
Accanto a Tim Roth, come collaboratori del suo studio, troviamo
Kelli Williams(The Practice, Medical Investigation) nei panni della Dottoressa
Gillian Foster, collega quasi a pari livello di Cal e sua carissima
amica;
Eli Loker (Brendan Hines – The Middleman, Sarah Connor Chronicles) un talentuoso ragazzo nella lettura delle persone che attua lo stile dell’onestà radicale con tutti i suoi amici e colleghi.
Con il passare del tempo si aggiungerà a Lightman anche l’Agente Ria
Torres un talento naturale nella lettura delle microespressioni e
futura allieva del Dottor Cal.
Lightman osserva le eventuali microespressioni
Durante i tredici episodi della prima stagione, Lie to Me, non
costruisce un filone principale di trama per collegare tutti gli
episodi, ma bensì si limita a raccontare una
routine lavorativadello studio Lightman, acquisendo in ogni puntata 1 o 2 casi specifici
che verranno puntualmente risolti nell’arco dei 40′ minuti. Ogni
episodio è completamente scollegato dall’entrato e quindi la serie può
essere vista in completo ordine casuale senza la paura di perderecose
importanti.
Se però, inizialmente, può sembrare una cosa negativa, tutto ciò si
rivelerà interessante incanalando tutta l’attenzione e la curiosità
dello spettatore sugli studi del Dottore e sulla sua quanto mai
particolare personalità.
Altro punto di forza della serie è la
realisticità con
il quale tutto viene costruito. Roth non si limita solo a spiegare le
sue teorie e darsi ragione senza motivazione alcuna, egli
mostra tutte le sue prove.Le microespressioni messe in atto, le quali addirittura vengono
riprodotte esplicitamente, vengono successivamente esaminate dal
Dottore e messe a confronto con alcuni esempi del medesimo sentimento
su personaggi conosciuti (vengono sopratutto tirate in ballo situazioni
di pubblico interesse, con personaggi legati a scandali o momenti di
alto impatto emotivo e mediatico).
Cal Lightman al lavoro
Che dire il prodotto appare molto ben sviluppato e assolutamente
interessante. Facendo riferimento alle scritture e alla vita del Dottor
Paul Ekman (vero studioso di microespressioni e linguaggio del corpo),
Roth costruisce un personaggio a dir poco geeniale, nella sua follia,
costruendo le fondamenta del futuro successo della serie direttamente
sulle
sue spalle.
Intorno alla scena del protagonista si può notare il grandissimo lavoro di
Brian Grazer (già prodotture di successi cinematografici come American Gangster, Froxt/Nixon,Inside Man e televisivi 24,
Arrested Development) che fornisce una cura manicale nei dettagli e nei
luoghi di riprese. Di fatti come ambientazione sembra molto di rivedere
gli ambienti di 24 e tutto ciò non può che affascinarci ovviamente.
Baum nella sua nuova opera si lancia, come sempre,
nella criminologia psicologica affidando tutti i suoi studi alla
cattura dei cattivi con le sole doti scientifiche dell’inteligenza. Per
i cultori del genere serial, possiamo già avvisare che in Lie to Me
possiamo carpire tendenze e spunti dal fortunato The Mentalist
di casa CBS, senza quella dolcezza e garbo che caratterizza Samuel
Baker, ma con un appeal più aggressivo e realistico che Roth e Baum
regalano alla serie. Non vogliamo assolutamente dire che Lie to Me
superi The Mentalist, anche perchè 13 episodi contro i 23
dell’avversario è una lotta un po’ impari, ma sicuramente sono entrambi
al medesimo livello.
Consigliato veramente ai cultori dei thriller polizeschi, più
specificatamente consigliato in lingua originale (tralasciando il fatto
che ancora Mediaset o Sky si siano dimenticati di questa serie o forse
ancora non ne sono venuti a conoscenza) per aver modo di gustarsi i
camaleontici exploit e le
inimitabili gesta del grandissimo Tim Roth.