I Racconti di Terramare

I Racconti di Terramare

di Goro Miyazaki, liberamente tratto dal "Ciclo di Earthsea" di Ursula Le Guin


Dovete sapere che in piattaforma è prassi comune avere un hard disk portatile ciascuno; la competizione sta nel riuscire ad averlo il più zeppo possibile di inutilità scaricate senza nessun criterio, in modo da poter mostrare orgogliosamente quel film fetish-pedo-porno che nessuno ha visto, o poter dire di avere TUTTI i Fantozzi della storia (anche i bootleg), o tutte le puntate di Sentieri (che viene prodotto ininterrottamente dal 1952).

Durante una sera incredibilmente noiosa (cioè una sera come tutte le altre) mi è capitato di scorrere l'elenco delle cianfrusaglie vomitate da eMule sul disco duro di un collega, e mi è caduto l'occhio su un insolitissimo "I Racconti di Terramare" (Gedo Senki/Tales from Earthsea, anno 2006). Avendo letto i tre libri del Ciclo di Earthsea, ne fui incuriosito oltremodo e mi spinsi a chiedergli di passarmelo.



Primo lungometraggio prodotto da Goro Miyazaki, figlio di don Hayao, padre-padrone del celeberrimo Studio Ghibli (Il Castello Errante di Howl, Principessa Mononoke, e moooolti altri), si ispira liberamente al suddetto Ciclo di Earthsea della scrittrice americana Ursula K. Le Guin.

La storia è ambientata, si presume, nel mondo di Earthsea: un mondo dove la superficie del pianeta è quasi totalmente coperta da oceani, e le sole aree abitabili dall'Uomo sono le tantissime isolette sparse come briciole su una tovaglia.
Il mondo viene reso proprio come lo si descrive e apprezza nei romanzi: pulito, luminoso, arioso, vitale e "puro"; senonchè, esattamente all'inizio del film, si apprende come la magia e la vita (intimamente collegate) stiano misteriosamente svanendo: il meteo-operante (brutalmente definito come "mago del tempo atmosferico") si è "scordato il nome del vento e del mare", cosa ritenuta assurda dal capitano della nave che lo trasporta. Parimenti il Gran Consiglio deve affrontare carestie e calamità che i maghi non sanno più come gestire, essendo la magia ormai inafferrabile. Tutto ciò ricalca quanto narrato nei libri, ma da qui in poi - in pieno stile giapponese - la storia prende e si allontana dal seminato, inoltrandosi in territori noti solo a chi l'ha scritta; peccato però
che costui non si sia degnato di spiegarla a chi la osserva. Io mi ci sono ritrovato avendo letto i libri; ma ritengo purtroppo che uno spettatore ignaro ci capisca poco o nulla.

Ecco allora che incontriamo Sparviere, coprotagonista nei libri, che salva il giovane Arren e lo prende sotto la sua custodia. I due proseguono un viaggio che Sparviere spiega in modo sommario ma affascinante, conquistando poco a poco la fiducia del giovane. Finchè questi non si caccia nei guai, mettendo a sua volta nei guai anche il suo mentore e una sua amica (Tenar, che è protagonista nel secondo dei tre libri e poco più di comparsa in questo film) e una amica dell'amica, Therru (che nei libri non compare ma qua si rivela fondamentale). Andrà a finire in una simpatica rimpatriata con Aracne, vecchio amico di Sparviere, e in tarallucci e vino (in altre parole un finale un pò sgonfio, figlio di un film comunque vagamente fuori centro).

Del resto, miss Le Guin - dapprima restìa a concedere il consenso per lo sviluppo del film - quando ha visto le opere di Studio Ghibli ne fu entusiasta; ma una volta visto il risultato con questo "I Racconti di Terramare" ne fu, nuovamente, molto poco convinta (e te credo...).

Il disegno è eccellente, come ci si aspetterebbe, salvo in un punto di cui parlerò in seguito; le animazioni stupende, i colori vivi e brillanti. I personaggi sono molto ben caratterizzati (Sparviere in particolare gode di una resa molto ben riuscita, con quella barbetta e due occhi davvero vivi). Arren viene anch'esso reso molto bene, specie quando soffre dei suoi attacchi di "oscurità" e perde il controllo di sè stesso; Therru è all'altezza degli altri, e il suo strambo taglio di capelli è usato benissimo per descriverne il carattere ombroso e diffidente.

L'unico punto, nominato prima, in cui il disegno soffre è nel finale, quando Aracne fallisce nel suo piano e inizia a perdere il controllo della situazione lasciando emergere i suoi poteri e la sua follia: qui il tratto (limitatamente al suo personaggio) scade decisamente, e sembra disegnato da un dilettante. L'effetto orribile degli occhi - fedelissimo a quanto descritto nei libri - è tuttavia reso abbastanza bene (vedere per capire).

Per finire una guardata lo merita, se non altro per lustrarsi gli occhi coi fantastici paesaggi, con la limpidezza del mondo ritratto, con la resa visiva ed empatica. La storia è poco incisiva e decisamente sottotono rispetti ai libri (che sono grandiosi), ma c'era da aspettarselo.

Voto 6/7.

Concordo con te, ho visto anche io i racconti di Terramare, ma oltre ad essere partito già prevenuto per via della trasposizione da libro (che poco spesso risulta di notevole impatto) ho storto il naso anche perchè il lavoro non è stato del padre ma bensì del figlio.
Tutte cavolate queste ma l'ho guardato partendo col piede non proprio giusto ed ottimista.
L'ho guardato volentieri, certamente, ma non è assolutamente paragonabile ad un qualsiasi altro lavoro di Don (^^) Miyazaki-sama, come quelli già citati da te all'inizio.
Peccato veramente, poteva essere un altro cult-anime, ci è mancato un soffio!

E poi, scusatemi, sei il figlio del dio dell'animazione giapponese, tutti sanno chi è tuo padre e conoscono il suo stile, hai a disposizione il suo staff al gran completo... ma spremiti un pò le meningi, fai qualcosa di originale!
Se la sceneggiatura bene o male la prendi dai libri, i personaggi le vicende chiave già ce le hai, che cavolo ci hai messo di tuo?
Scusate la sfuriata, ma quando ho visto questo lungometraggio quasi volevo prendere a testate il televisore! Non si può far spendere tempo e denaro per produzioni simili, soprattutto se a farle è un personaggio che dovrebbe saperne qualcosa, visto chi si ritrova in famiglia!
Forse quindici anni fa avrebbe riscosso un minimo di successo, ma oggi dopo tutto ciò che ha fatto Hayao, lo si può solo guardare con le lacrime agli occhi pensando a quei poveri animatori e disegnatori costretti a prendere ordini da un mendicante d'idee, (bhè intanto i loro soldini se li sono portati a casa).

Tutti a casa di Gorooooooooooo

Secondo me il film non è una merda, il lato tecnico è (a parte, ripeto, la resa di Aracne nel finale) molto buono; per quanto riguarda la storia, una persona che non ha letto i libri si vede (credo) una storia non molto chiara ma probabilmente affascinante, anche se non si collegano per nulla le motivazioni iniziali e le spiegazioni finali.
Una persona che ha letto i libri vede invece elementi noti e ben spiegati, messi lì a volte senza capo, a volte senza coda (e quindi tutti incompleti)... ma da qui a dire che il film è una porcheria ne passa (sono molto più porcherie i film che si noleggia Noc )

Vero, dal punto di vista tecnico, non si discute, del resto poteva contare sullo studio del paparino. Visto che dal punto di vista grafico non poteva assolutamente sbagliare, se fossi stato nel figlio di Hayao Myazaki avrei osato un pò di più! Secondo me più che portare avanti lo stile del padre (avanti?), avrei provato a creare qualcosa di mio, qualcosa per cui le persone mi possano ricordare, cambiando l'ambientazione, il genere magari, sbagliando in bomba, ma provandoci almeno. Sono rimasto parecchio amareggiato da questo lungometraggio, perchè mi aspettavo una cosa completamente diversa, e non la brutta copia di una produzione Hayao.
Purtroppo l'avere un padre del genere è una brutta maledizione, se "I racconti di Terramare" l'avesse fatto Pinco Pallino, la questione non si sarebbe nemmeno posta e l'avrei visto senza particolari amarezze ne soddisfazioni.
Non so se sono stato chiaro nell'espormi, spero possiate comprendere il mio dispiacere nel non aver visto nascere una nuova stella nel mondo dell'animazione giapponese, ma spero che il tempo dell'affermazione sia solo stato rimandato!

E qua sono davvero d'accordo Kami,

kami ha scritto:

...più che portare avanti lo stile del padre (avanti?), avrei provato a creare qualcosa di mio, qualcosa per cui le persone mi possano ricordare, cambiando l'ambientazione, il genere magari, sbagliando in bomba, ma provandoci almeno.

Ben detto... e come hai altrettanto ben detto nel seguito, avere un padre di quel calibro è un pò una maledizione, bene o male dovrai sempre confrontarti con lui e con quello che ha fatto... spesso con risultati discutibili.

Già, una maledizione...
Però entra gratis al museo ghibli... darei un rene per andarci...